La dinamica dei prezzi al consumo in Italia è tornata in territorio positivo a inizio 2021 (era a -0,2% nel 2020) e poi è salita rapidamente, fino al +3,9% annuo a dicembre. Due fattori continuano a tenere bassa la dinamica dei prezzi al consumo core in Italia (esclusi energia e alimentari): la domanda dei consumatori ancora compressa, sebbene in ripresa; la persistente debolezza dell’attività in alcuni settori, sia nell’industria (es. tessile-abbigliamento) che nei servizi (es. attività turistiche). La dinamica dei prezzi energetici (+29,1% annuo a dicembre) è responsabile di gran parte dell’aumento dell’inflazione, avendo guidato l’indice generale molto sopra quello core. Nel 2022 il Brent è atteso segnare una parziale flessione e quindi i prezzi energetici in Italia dovrebbero curvare gradualmente al ribasso, verso una dinamica in avvicinamento allo zero, frenando l’indice generale.
L’enorme rincaro delle commodity, da fine 2020, è comune a tutte le economie occidentali, importatrici di materie prime e manifatturiere. Negli anni, sono emersi profondi divari nella dinamica dei prezzi al consumo nelle diverse economie. Mentre in Italia l’inflazione è salita in larga parte per l’aumento dei prezzi energetici, le dinamiche dei prezzi sono risultate molto più elevate, in tutto il corso del 2021, in altri paesi dell’Eurozona e, soprattutto, negli USA. La differenza principale è che in America è salita molto anche l’inflazione di fondo (+4,7%), che ha superato ampiamente la soglia del +2%. In particolare, negli ultimi mesi si è registrata un’impennata dei prezzi dei beni di consumo durevoli, che in Italia e in Europa non si è avuta.
Molteplici sono i motivi di questi ampi divari nelle traiettorie dei prezzi al consumo in Italia e in Europa rispetto agli USA:
- La diversa e forte domanda negli USA;
- Lo stimolo di bilancio;
- la risposta molto eterogenea dei prezzi al cancello della fabbrica.
Per ora, resta la sofferenza dei margini operativi delle imprese industriali italiane, in diversi settori.
Poi ci sono i problemi specifici del settore auto. L’aumento dei prezzi core negli USA è in buona parte spiegato dai prezzi delle automobili, in particolare dai rincari molto elevati per le vetture usate (+26,4% annuo in ottobre). Una possibile spiegazione è che sull’usato si sia riversata molta domanda inattesa, a causa dei ritardi nella consegna di vetture nuove (+9,8% i prezzi), a loro volta dovuti alla carenza di semilavorati (es. chip). Nei prezzi al consumo italiani, invece, non si registra una impennata per i prezzi delle automobili.
Il caro energia in Italia
Il prezzo del gas naturale, che fino ai primi mesi del 2021 era rimasto contenuto, si è progressivamente impennato a partire da maggio. Ora è la commodity che mostra il rincaro maggiore: +423% nel corso del 2021 fino a dicembre. Oltre alle questioni geo-politiche (le tensioni tra UE e Russia) il rincaro è legato a cause extra-economiche. Tra i principali paesi europei, l’Italia è quello più esposto al rincaro del gas naturale. Infatti, il mix energetico del nostro paese privilegia tale fonte. Per valutare l’impatto del caro-energia, va considerata anche l’elevata dipendenza dall’estero del nostro paese riguardo alle fonti fossili. Petrolio e gas naturale contano molto per il bilancio delle famiglie italiane, come mostrano i pesi dei beni energetici nel paniere dei consumi, quello in base al quale si calcola l’inflazione: elettricità e gas per l’abitazione arrivano al 4,5%, i carburanti per i trasporti al 3,8%.
L’energia per l’industria italiana
Ma l’impatto dei maggiori costi energetici si scarica, soprattutto, sulle imprese industriali. I settori manifatturieri italiani si trovano a fronteggiare un drammatico aumento dei costi delle commodity energetiche, con particolare riferimento al prezzo del gas naturale e dell’elettricità. Il prezzo dell’energia elettrica continua a registrare valori record: nel mese di dicembre ha raggiunto la media mensile più elevata da quando la borsa italiana è stata costituita. I costi per la fornitura di energia passano dagli 8 miliardi circa nel 2019 a 21 nel 2021 e a 37 nel 2022. È fondamentale intervenire poiché esiste per molti settori il rischio concreto di perdere quote di mercato in modo irreversibile.
Al riguardo, sarebbe opportuno sviluppare una visione strategica in grado di integrare la politica energetica con la politica industriale. Per quanto riguarda il gas naturale sarebbe opportuno aumentare la produzione nazionale e riequilibrare, sul piano geopolitico, la struttura di approvvigionamento del Paese.
Questione dei trasporti
Al momento vi sono forti problemi registrati nei trasporti internazionali marittimi e nella logistica. La conseguenza più evidente è stata il balzo dei noli marittimi, ovvero del costo di trasporto di merci via mare, arrivato a livelli altissimi lo scorso anno. Le cause del balzo dei noli, concentrato sulle tratte Asia-Europa e Asia-America, vanno cercate nella scarsità che si è venuta a determinare a livello locale sia in termini di navi che di container.
Conseguenze
I riflessi sulle politiche monetarie potrebbero, perciò, risultare molto differenziati. In particolare, il tipo di aumento dell’inflazione che si registra nell’Eurozona non dovrebbe richiedere nel breve termine mosse della BCE, che ha sottolineato più volte di condividere la previsione di una fiammata (per lo più) temporanea dell’inflazione nell’Eurozona. La Banca sta tenendo in campo i massicci acquisti di titoli pubblici e privati, secondo il sentiero già previsto che vedrà terminare a marzo 2022 gli acquisti “emergenziali” (programma PEPP), mentre quelli “ordinari” (APP) proseguiranno. Un rialzo dei tassi ufficiali nell’Eurozona appare perciò ancora lontano. Dunque, non è previsto verificarsi alcun rialzo dei tassi BCE nel 2022. Un elemento cruciale (e positivo) dello scenario, per un paese ad alto debito come l’Italia.